Assieme a Villa Addotta-Sirignano è il sito archeologico più importante della zona di Partinico. Tutti coloro che hanno scritto di Partinico ne fanno esplicitamente cenno; lo stesso Marchese di Villabianca lo segna nella sua pianta della Sala di Partinico. E quando Antonino nel suo itinerario dice “Ab Hykkara per maritima loca Parthenicum XII M:P:” si riferisce senz’altro alla zona di Raccuglia. Tale zona è collocata a N.E della città e va dalla via Mulini fino al fosso Raccuglia. Proprio nella via Mulini, all’inizio, è possibile vedere tracce di un acquedotto romano su cui in età posteriori è stato costruito l’attuale acquedotto che ne ricorda la struttura. Procedendo con le spalle all’ex mercato ortofrutticolo ci si addentra in un uliveto dove è stata ritrovata una discreta quantità di ceramica romana acroma. Passato l’uliveto ci si imbatte in un ampio vigneto che rappresenta la vera e propria zona archeologica. Oggi la zona è completamente cambiata in quanto in questa zona sono state costruite le Case di Edilizia economica e popolare e l’ex pretura. Nonostante le nostre ripetute segnalazioni la Soprintendenza fece un solo saggio fuori la vera zona archeologica nell’uliveto, dove era stata ritrovata solo ceramica acroma e dette il benestare per la costruzione dell’ex- pretura, facendo perdere per sempre la possibilità di portare alla luce i resti dell’antica Parthenicum. Rimane pertanto solo la nostra memoria e l’immensa quantità di reperti ritrovati ogni volta che veniva dissodato il terreno e quando furono fatte le fondamenta delle nuove costruzioni. Ma torniamo al nostro discorso storico e diciamo subito che intorno alla prima metà del VII sec. a. C dovettero insediarsi i primi greci arrivati nel porto di San Cataldo e risaliti lungo il Nocella impiantarono un sito in questa ampia pianura di Raccuglia. Questo sito rappresenta il fulcro di tutto il sistema abitativo della piana di Partinico; esso era infatti strettamente legato, tramite il fiume Nocella (allora certamente navigabile), al piccolo emporio di San Cataldo dal quale riceveva le mercanzie importate e al quale inviava i prodotti da esportare (cereali vari, ma soprattutto grano). Era legato inoltre per motivi strettamente difensivi alla rocca del Castellaccio e in caso di estremo pericolo alla sommità della Montagna del Re (Colle Cesarò). Questo fino all’avvento della dominazione romana, e durante la pax romana continuarono i legami commerciali. La vita a Raccuglia dovette svolgersi quasi senza soluzioni di continuità fino al V.VI sec. d. C. Infatti per tutto questo arco di tempo abbiamo una testimonianza inoppugnabile che è rappresentata dal rinvenimento di frammenti di ceramica (a centinaia) e di monete che si riferiscono appunto a questo lungo periodo: frammenti di ceramica buccheroide (VII sec. a.C.), di ceramica attica (V sec. a. C.), di ceramica campana (IV-III sec. a. c.), un frammento di palmetta di età ellenistica (III sec. a. C.), monete di Giano bifronte (fine III se. A. C.), di Baebia Tampilus (II sec. a. C.), di ceramica acroma romana (I sec. a. C.), di ceramica sigillata scura (I e II sec. d. C.) di terra sigillata chiara (II-III e IV sec. d. C.), ancora di ceramica grezza-acroma (III-IV-V sec. d. C.), di ceramica bizantina (VI sec. d. C. nonché di monete di Augusto, Caligola, Traiano, Gordiano, Alessandro Severo. Specialmente in età romana ci dovette essere un grosso nucleo abitativo dedito a lavorare i campi e ad allevare animali per i grossi latifondisti romani. Il rinvenimento di numerosi frammenti di tegoloni che servivano per la copertura delle case, di una soglia di un’abitazione, di un capitello in pietra dura calcarea fa presupporre che ci dovettero essere numerose case i cui pavimenti erano lastricati con mattoni di cotto provenienti dalle fornaci di San Cataldo. Quanti abitanti ci fossero nei circa 80 mila metri quadri di Raccuglia nel periodo di massimo splendore è difficile dirlo, ma non siamo lontani dal vero presupponendo un centinaio di case (qualcuna anche a peristilio) che dovevano ospitare qualcosa come 400/500 abitanti che per quel tempo era una cifra di tutto rispetto, altro che semplice “stazio”. Ad avvalorare ancora quanto esposto c’è da ricordare l’ultimo ritrovamento dei magazzini delle derrate alimentari, visti dalla Soprintendenza che doveva effettuare una campagna di scavo finanziata dal Comune. Ma come al solito non se ne fece niente.
Osservate attentamente le tre foto di sopra e vi accorgerete che il disegno scolpito nel capitello proveniente da Monte Jato e che appartiene a una delle colonne della casa a Peristilio di età ellenistica è identico ai fregi del capitello proveniente da Raccuglia. Questo ci porta a concludere che nel III-II secolo a. C. a Raccuglia c’era, ricca e fiorente, la nostra Partinico che si svilupperà ancora di più sotto la dominazione romana sia in età repubblicana che imperiale. L’avere potuto fotografare il capitello durante gli scavi a Raccuglia per la costruzione del III lotto delle Case di edilizia economico e popolare, ci induce a pensare che non poteva esserci un solo capitello , ma diversi altri che dovevano far parte di qualche casa a peristilio e che quindi nel sito abitavano ricchi romani, per cui Raccuglia deve essere considerata una vera e propria cittadina e non una semplice statio come qualcuno continua a sostenere. Sicuramente ai margini della cittadina poteva anche esistere una statio che serviva ai viaggiatori che si spostavano da Palermo verso Trapani o Marsala. Non dimentichiamo inoltre che tra i due centri ci sono stati sempre rapporti commerciali avvalorati dal fatto che a Monte Jato sono state rinvenute diverse tegole che portano il nome dei ceramisti che lavorano a Partinico con impresso il nome di teatro o di Jato (Vedi Antiquarium di Partinico).