Da quasi 40 anni si scava a Monte Jato col risultato di avere portato alla luce importantissime testimonianze dalla protostoria al medioevo.Le cose più importanti risalgono comunque soprattutto all’età greca e in misura minore a quella romana.Eppure pochi conoscono questa realtà archeologica,anche perché gli enti preposti poco o nulla hanno fatto per valorizzare questo sito e inserirlo nel circuito delle visite guidate programmate dai tour operator.
Diciamo subito che nel Museo Civico di San Cipirrello,sono accessibili a chiunque i reperti provenienti da Monte Jato:sepolta per oltre 700 anni,la città sta ora riemergendo con la sua storia plurimillenaria.Fra i siti analoghi nella Sicilia Occidentale ,tutti risalenti all’epoca protostorica,Monte jato è uno dei più interessanti,sia per le sue dimensioni che per la sua lunga vita.Dal 1971 l’Istituto di Archeologia dell’Università di Zurigo vi conduce scavi su concessione dello Stato e della Regione Siciliana.Scrive Hans Peter Isler,che con Bloesch , fu a capo della spedizione per lungo tempo,che lo scopo primario è statola ricostruzione della storia attraverso la rievocazione della vita quotidiana a Monte Jato nel corso dei millenni in base ai rinvenimenti di scavo.L’area urbana,parzialmente cinta di mura,misurava circa 40 ettari,con un dislivello di più di 100 metri.L’insediamento risale al I millennio a.C.,fu poi ricostruito secondo le regole dell’urbanistica greca intorno al 300 a.C. e continuò a vivere durante i periodi romano-imperiale e bizantino,venne ripopolato intorno al 1000 d.C.dagli Arabi per passare sotto il dominio normanno e poi svevo,per venire definitivamente distrutto nel 1246.Verso il 300 a.C.,come dicevamo,l’insediamento di Jaitas venne interamente ricostruito secondo le regole urbanistiche greche.Fanno parte della nuova pianta urbanistica le fortificazioni,la rete viaria e alcuni edifici pubblici di rilievo,come il teatro e la piazza principale con i monumenti annessi.
Monte Jato-Teatro greco
Gli edifici pubblici della nuova città(tempio,teatro,portici)erano coperti di tegole con bollo in greco,indicante la destinazione della tegola oppure il nome del magistrato responsabile della manutenzione.Il teatro che risale ai primi anni della nuova città ed era largo in totale 68 m.,poggiava in gran parte sul pendio naturale sottostante la cima del Monte Jato.Le tre gradinate inferiori,di cui la terza provvista di schienale,servivano da posti d’onore per magistrati,sacerdoti e ospiti dellacomunità.Durante gli scavi del teatro vennero alla luce quattro figure in calcare più grandi del vero,appartenenti alla decorazione dell’edificio scenico.Le braccia alzate sostenevano un carico oggi mancante.
Una delle statue di menade che decoravano la scena del teatro greco.
Le figure femminili portano una corona d’edera:sono dunque menadi che accompagnano Dioniso,il dio del teatro.
La piazza principale è pavimentata con lastre arenarie ed era circondata da doppi portici e comprendeva tre edifici:il portico stesso,la retrostante sala del consiglio di Jaitas e un tempio.Il complesso fu realizzato nel II sec.a.C..La sala del Consiglio,di pianta quadrangolare,includeva 9 gradinate a semicerchio.Gli oratori che intendevano rivolgersi all’assemblea si collocavano nello spazio libero fra le due porte di accesso.La capienza della sala del consiglio era di 200 posti.Il terzo monumento del lato ovest è un tempio su podio.Questo tipo architettonico,italico, è un ulteriore indizio,osserva l’Isler,della committenza romana dei tre edifici.
Gli scavi si sono poi concentrati su una dimora signorile con cortile a colonnati,chiamata per questo” casa a peristilio”.Degli elementi architettonici del peristilio è conservato il 30 % circa,quanto basta per una ricostruzione grafica dell’alzato.La galleria del piano superiore,con pavimento in cocciopesto,era delimitata da balaustrate.La pianta rettangolare ha per conseguenza intercolumni differenti,con un numero diverso di metope nel fregio dorico.Sui lati lunghi se ne contano quattro,sui lati corti tre.La caratteristica pianta,con porte e finestre decentrate,lascia intendere che i vani laterali erano sale da banchetto.La casa greca includeva di norma una sala da banchetto.Le sale da banchetto dei due piani,con nove letti conviviali ciascuna arrivavano ad ospitare comodamente 72 persone.La grande casa a peristilio,fondata intorno al 300 a.C.,si presenta oggi ampliata rispetto alla sua pianta originaria.La distruzione definitiva avenne verso il 50 d.C.,sotto l’imperatore Claudio. Nella prima età imperiale l’apogeo della città è ormai oltrepassato.La casa a peristilio e il tempio di Afrodite sono in rovina,gli edifici sulla piazza principale trascurati.Nel teatro l’ultimo ampliamento è rimasto incompiuto.E’ soprattutto la ceramica che aiuta gli archeologi a tracciare la storia di Jetas in epoca imperiale.
Calice in terra sigillata aretina .Sotto-Vaso per libagioni con iscrizione dedicatoria alla dea Afrodite,dal tempio arcaico.
Agli ultimi anni di fioritura della città risalgono bellissimi esempi di ceramica romana da tavola fabbricata ad Arezzo e per questo detta “aretina” o terra sigillata.A partire dal tardo I secolo d.C.la sigillata proviene da fabbriche africane.La conquista araba della Sicilia mette fine al dominio bizantino.Anche a Monte Jato la popolazione arabo-musulmana era ormai dominante.I resti architettonici medievali rinvenuti appartengono quasi interamente agli ultimi decenni della città,allorchè essa divenne,prima e durante la grande rivolta contro l’imperatore cristiano Federico II,l’ultimo rifugio dei musulmani.La costruzione delle case,eseguite con pietre prelevate dalle antiche rovine,è di conseguenza poco curata..Gli scavi hanno portato alla luce splendide ceramiche medievali invetriate e oggetti in bronzo di buona qualità.Accanto alla produzione ceramica locale siciliana vi sono,anche se rari,pezzi di importazione dall’Africa settentrionale,da Bisanzio e dall’Oriente. La maggior parte dei rinvenimenti ceramici medievali appartiene quindi all’ultimo periodo di vita della città,normanno e svevo.
La piazza con i resti del tempio a podio,II sec.a.C-coppa di fabbrica siceliota.
La città fu completamente distrutta ,come dicevamo prima,nel 1246 da Federico II di Svevia dopo un lungo assedio,a seguito di una rivolta contro lo stesso Federico da parte dei musulmani,che si radunarono proprio a Jato con famiglie e bestiame:i superstiti furono deportati a Lucerna di Puglia dove gli scavi hanno portato alla luce ceramica di tradizione jetina.Dopo quella data non si ha traccia di vita sul Monte Jato.