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Tommaso Aiello

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Come rapiti,ma d’amor cortese. di Tommaso Aiello

2014-07-31 01:00

Tommaso Aiello

Come rapiti,ma d’amor cortese. di Tommaso Aiello

Da due secoli rappresenta l’allegoria dell’esistenza ,come metafora dell’umana condizione e della lotta fra il bene e il male ed ha fatto bene l’Unesc

Da due secoli rappresenta l’allegoria dell’esistenza ,come metafora dell’umana condizione e della lotta fra il bene e il male ed ha fatto bene l’Unesco,nel 2001 ad annoverarla fra i beni immateriali dell’umanità.E’ l’Opera dei Pupi:inimitabile e intramontabile”Teatro di figura”siciliano.

 

 

Orlando,Rinaldo,Angelica e Carlo Magno,ovvero,come ha dichiarato l’Unesco,un”capolavoro del patrimonio orale ed immateriale dell’umanità”.Così grande è l’importanza dell’Opera dei Pupi siciliani che,per la prima volta in assoluto,è stato conferito un riconoscimento culturale di livello mondiale  ad una tipica manifestazione della cultura popolare presente in un particolare territorio.Pertanto i pupi sono da annoverare tra quei beni culturali facenti parte del patrimonio dell’umanità da salvaguardare perchè sono una delle espressioni artistiche più importanti e di maggiore spessore culturale che la Sicilia abbia prodotto negli ultimi secoli.Per fortuna esiste un Museo Internazionale della Marionetta,con sede a Palermo(Museo Pitrè),

Palazzina Cinese,sede del Museo Pitrè

che rappresenta la summa dell’intera produzione pupara siciliana,prevalentemente palermitana e catanese.L’origine di questa vera forma d’arte,unica nel suo genere,non è ancora oggi chiara,poichè le fonti e le notizie disponibili risultano frammentarie,oltre a presentare dei vuoti che ne rendono la ricostruzione storica difficile.Si ha notizia che pupi con armature rudimentali esistevano già nell’ottocento in alcune città italiane,come a Roma e a Napoli,oltre che in Sicilia.La diffusione in un’area prettamente meridionale induce alcuni a sostenere la tesi di un’origine  spagnola del teatro dei pupi,essendo il mezzogiorno fortemente dominato non solo politicamente ma anche culturalmente dalla Spagna.Purtroppo non si sa però per quale via,nè quando,queste marionette siano arrivate in Italia.Sul finire del   ‘700,comunque,a Napoli come a Palermo,troviamo marionette di vario genere che non erano però ancora veri “pupi”.Solo agli inizi del XIX quando l’interesse per il popolaresco e per le sue forme di vita spinse i dotti e la nuova classe borghese ad interessarsi di quello che si credeva fosse il vivaio più genuino delle nostre memorie,solo allora”l’opra” non fu più soltanto un semplice passatempo,ma una cosa seria,quando cioè “l’anima” dei pupi divenne l’espressione dei sentimenti e delle aspirazioni di giustizia di una classe sociale(E.Li Gotti).Tale, infatti,fu la loro influenza sui sentimenti di libertà e giustizia avvertiti dal popolo,che si ebbero delle rappresentazioni nelle quali si iniziò ad utilizzarli a scopo propagandistico,creando un vero e proprio parallelismo storico tra le vicende dei personaggi,che lottavano contro i saraceni,e quelle degli spettatori siciliani dell’epoca,impegnati nella guerra contro i Borbone per la liberazione della Sicilia padroneggiata dallo straniero.La partecipazione degli spettatori era tale che spesso si fischiavano i personaggi prepotenti ed oppressori,lanciando oggetti contro la struttura del piccolo palco,fino all’attuazione di episodi estremi,come quando,un partinicese,Miano Giordano,fedelissimo dello spettacolo dei pupi,sistematicamente tirava la sua scarpa sulla testa di Gano di Maganza,e come quando un altro partinicese andava,dopo lo spettacolo,a casa di Don Antonino Canino per portare da mangiare a Rinaldo rinchiuso in prigione,o come quando ancora un esagitato spettatore estraeva la pistola e sparava su Gano di Maganza,traditore inviso al pubblico.Esagerazione,leggenda?No,era il sintomo tangibile di una partecipazione attiva,di una rispondenza perfetta tra ciò che offriva il puparo e ciò che voleva la nostra gente.

Carlo Magno,il re dei re,capo dell’esercito cristiano.

I più caratteristici argomenti trattati dall’Opera dei pupi provengono da fonti letterarie che trattavano soggetti cavallereschi,ovvero le virtù eroiche e cortesi.Fonti principali delle rappresentazioni sono infatti Les chansons de geste,le vicende arturiane e l’intero ciclo carolingio,che dalle chansons deriva nella sua interezza.

Bradamante,la donna guerriero,innamorata di Ruggero

Ma fu solo nel 1858 che i canovacci del Teatro dei pupi trovarono la loro collocazione unitaria in un vero e proprio “sistema letterario”,quando Giusto Lodico,maestro elementare dalla fine sensibilità culturale,concepì e realizzò un’opera in quattro volumi,intitolata Storia dei Paladini di Francia,la quale,fondendo le peculiarità principali  dei più importanti poemi cavallereschi del ‘400 e del ‘500,rievoca le tante battaglie incorse tra cristiani e saraceni nella Spagna dell’VIII secolo d.c. ed è oggi da considerare come la principale fonte letteraria dalla quale l’Opera dei pupi ha attinto le trame,le scene e gli intrighi:un vero e proprio punto di riferimento tematico imprescindibile per qualsiasi puparu.Le vicende narrate e sceneggiate hanno per protagonisti i prima citati Orlando,Rinaldo,Angelica e Carlo Magno.

Rinaldo

Spesso le storie si riferiscono alle epiche vicende sublimate in opere come l’Orlando Innamorato del Boiardo e l’Orlando Furioso dell’Ariosto o la Gerusalemme liberata del Tasso.I protagonisti,infatti,sono eroi che incarnano la mitizzazione e la celebrazione del bene per determinarne l’affermazione sul male,in una rappresentazione netta dei ruoli e delle funzioni.tipica dei cicli epici in generale e di quelli cavallereschi in particolare.

Sponda di carretto siciliano scolpita a bassorilievo da V.Sparacio.

Ma i racconti non furono solamente legati alla tradizione cortese,infatti si hanno cronache di “rappresentazioni pupare” che sfociavano nell’attualità politica del momento storico,trattando i temi del brigantaggio o della nuova diffusa criminalità sia contadina che urbana,ed utilizzando,quindi l’Opera come uno strumento di denuncia e di attivismo civile.Il Teatro dei pupi,col suo splendore scenico,con le emozioni romantiche che da sempre trasmette e con gli intrighi ed i conflitti in esso raccontati,rappresenta un’allegoria dell’esistenza:è stato definito come la più invisibile delle guerre invisibili per la messinscena dell’eterno contrasto dell’uomo contro tutte le insidie che lo vogliono soggiogare,un messaggio universale sulla mai terminata ricerca del bene,in una continua e teatrale metafora dell’umana condizione.

Telone esposto nel 1940 per la rappresentazione de-I Beati Paoli-Teatro di Nino Canino

L’Opera dei pupi,però,viva e reale,è arrivata da tempo al suo tramonto definitivo,malgrado alcuni pupari affermano ancora con candore che”l’Opra dei Pupi” non morirà mai,e questo perchè quella sonorità malinconica,eloquente e melodrammatica non trova più il pubblico ingenuo e appassionato di un tempo,non fa più presa su di esso:e se ancora i pupi meravigliano i turisti o incantano il ragazzo con la magnificenza delle armature e la vivacità delle vesti e dei pennacchi e con la varietà degli intrecci delle fantastiche storie interessano la loro fantasia,non arrivano più dritte al loro cuore troppo distratto.E dire che forse,se ascoltassimo ancora il messaggio eterno della lotta tra il bene e il male,e farebbero bene i nostri politici,a qualsiasi livello,ad ascoltarlo,il mondo potrebbe essere migliore.Purtroppo in molti di noi prevale sempre Gano di Maganza.

Gano di Maganza,il traditore,morirà squartato da quattro cavalli.(Foto Aiello.1985)

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