Castelli di Sicilia: Castello Reale di Palermo e Castello Ursino di Catania.
Tra le tante eccellenze che ci sono nella nostra bella isola, forse non tutti sanno che esistono tantissimi castelli che oltre ad avere un valore storico hanno anche un valore architettonico di grande rilievo. Cercheremo allora di presentarvene alcuni tra i più importanti e che meritano di essere visitati. Premesso che gli eventi ed i personaggi sono ben noti nel grande libro della storia siciliana, nella scelta di questi castelli da presentare mi sono limitato a quelli dei quali c’è una ricca documentazione, per cui se qualche lettore avesse voglia di approfondimenti avrebbe la possibilità di trovare un’ampia letteratura riguardante i miti e le leggende che li circondano anche perché questi castelli sono testimonianza di una certa epoca di cui furono al centro sempre con una propria vita, a volte piena di poesia o più spesso torbida ed inquieta, impetuosa e spietata, ma pur sempre calda ed umana. E cominciamo da Palermo con il Castello Reale.
Castello Reale di Palermo
Al centro dei destini della Sicilia esso fu un tempo il faro della civiltà europea. Edificato dagli Emiri e chiamato in arabo El-Kassar o Alcasar, fu dimora fastosa dei saraceni e dopo di loro del gran conte normanno. Successivamente venne trasformato in sontuosa reggia da re Ruggiero, primo monarca di Sicilia. In posizione dominante il castello, detto anche Palazzo dei Normanni, ancora fiancheggiato da grossi bastioni, e purtroppo deturpato dai molti successivi restauri conserva del tempo dei normanni solo la torre, detta Pisana, unico avanzo, all’esterno, delle antiche strutture. Ad essa è legato il ricordo della tragica fine del giovane figlio di Guglielmo I, Ruggiero, il quale a seguito della congiura di Matteo Bonello che portò alla cattura del re, dopo essere stato acclamato dal popolo, affacciatosi ad una finestra della torre fu colpito da una freccia tirata da coloro che volevano liberare il re e finito poi brutalmente da un calcio paterno. Nel castello c’è la meravigliosa cappella Palatina, grandissimo capolavoro conosciuto in tutto il mondo. C’era in quel tempo una fanciulla chiamata Rosalia, figlia del duca Simbaldo, parente di re Ruggiero, e per la bellissima vergine normanna che viveva al castello i cavalieri torneavano nella piazza antistante. Ma una notte seguendo il richiamo di Dio, abbandonata quella splendida corte fuggì ricoperta di un semplice saio e giunse, con i piedi nudi sanguinanti, a rifugiarsi in una grotta sul monte Pellegrino. Lì visse pregando finchè, ancor giovane e bella, lasciò la vita terrena divenendo la venerata protettrice di Palermo. Nell’appartamento reale si trova una piccola sala detta di Ruggiero, autentica dell’epoca, con archi a sesto acuto sostenuti da colonne con capitelli corinzi e le volte rivestite da mosaici d’oro, raffiguranti scene di caccia. In essa si nota un prezioso originale tavolo, fatto con un sol tronco marmificato proveniente dalla California, fu sottratto dai Borboni che se lo portarono a Napoli.
Sala detta di Ruggero
Dopo tanto vagare, fu richiesto dal primo presidente della Regione Siciliana e nel 1947 finalmente tornò alla sua antica dimora. Fermarci a queste spigolature sarebbe molto riduttivo in quanto questo complesso, diventato patrimonio dell’umanità, è di una bellezza strabiliante e invitiamo tutti a visitarlo, perché vi troveranno la Cappella Palatina, la “Stanza del Tesoro”, le sale “Gialla”, “Rossa”, d’”Ercole”, la “sala dei Presidenti”, quella dei “Vicerè”, quella “Cinese” e quella “Pompeiana”. Vi ricordiamo soltanto la cupola realizzata sotto il regno di Ruggiero II ed eseguita da abili artisti bizantini e poi il Cristo Pantocratore nell’abside centrale.
Cristo Pantocratore
La cupola
Da Palermo passiamo alla Sicilia orientale e precisamente a Catania dove troviamo il mirabile Castello Ursino costruito dall’Arch. Riccardo da Lentini per Federico II di Svevia tra il 1239 e il 1250. Qui il grande Federico lasciò luminoso ricordo di sé in questa opera che egli volle edificata negli ultimi anni della sua turbinosa vita. Questo famoso mastio fridericiano fu sede di molti re e parlamenti e la sua lunga storia è ricca di memorabili episodi fin dalla rivoluzione dei Vespri.
Il Castello Ursino di Catania
Lo stesso anno 1282 re Pietro d’Aragona convocò al castello i rappresentanti di tutte le città della Val di Noto incitandoli a resistere all’angioino e nel 1283, vi riunì il parlamento generale di Sicilia. Continuiamo a ricordare alcuni episodi importanti che si sono svolti in questo castello. L’epidemia del 1355 portò gravi lutti al castello ed a tutta la corte. Con la successione al trono di Federico III, la rocca catanese risorse a nuovo splendore ed egli, con la moglie Costanza, vi soggiornò a lungo. La loro figlia Maria, rimasta erede del regno nel 1377 a soli quindici anni, venne custodita dal reggente Artale Alagona, il quale, avendo deciso di darla in sposa s Galeazzo Visconti di Milano, la tenne gelosamente rinchiusa nel castello. Questa giovane regina, oggetto di contrastanti mire politiche, andò poi sposa al cugino Martino, figlio del duca Martino di Montblanc, ed i nuovi sovrani presero dimora nel munito castello. Molti parlamenti furono qui riuniti, e tra i più importanti ricordiamo quelli del 1470, 1478, 1494. L’anno 1550 il castello si preparò a ricevere con tutti gli onori re Filippo d’Austria(I di Sicilia e II di Spagna) e l’appartamento reale venne rimodernato ed abbellito. Molto dopo, la tremenda eruzione dell’Etna nel 1669 alterò completamente la topografia circostante ed il castello, che si trovava su di un promontorio roccioso dominante la spiaggia, venne circondato dalla lava che, prolungandone la scogliera, ne allontanò il mare mentre la successiva rottura della crosta lavica, in prossimità della sua porta, bruciò il ponte. Il terremoto del 1818 mise a dura prova la sua forte struttura e nel 1831 Ferdinando di Borbone lo trovò in tali condizioni da cancellarlo dalla lista dei grandi castelli siciliani. Nel 1860 venne avvilito a caserma militare e finalmente, nel 1931, ebbero felicemente inizio i grandi lavori di restauro che restituirono alla magnifica opera sveva quasi il primitivo splendore. All’interno sul grande atrio, tutto un complesso di vastissime sale racchiudono mirabilmente l’attuale museo civico.
San Francesco e Sant’Antonio di Antonello da Messina
Dopo la chiusura del museo Biscari e il sequestro della collezione dei Benedettini, a Catania si avvertì ben presto la necessità di un Museo Civico. La sua apertura avvenne solo nel 1934 su un primo progetto di Guido Libertini, al tempo soprintendente alle Antichità di Catania. La scelta dell’ubicazione ricadde sul Castello Ursino unico monumento abbastanza capiente per ospitare la collezione benedettina a cui presto si aggiunsero i reperti acquistati dagli eredi del Principe di Biscari, la collezione Zappalà Asmundo e molte donazioni private. Il Museo si avvaleva così di tre importanti collezioni che comprendevano le sezioni archeologica, medievale, rinascimentale e moderna. Successivamente il Museo rimase chiuso per moltissimi anni e solo nel 1995 venne riaperta un’ala del castello per rendere fruibile la parte relativa alla pinacoteca. La riapertura del primo piano del museo nel 1999 permette di ammirare parte delle sculture di epoca ellenistica e romana.
Il cortile del Castello
Notevoli i due portali del XIII e XV secolo. Quest’ultimo situato nel cortile è un importante documento del periodo in cui il castello fu sede di prigione con le scritte incise dai condannati sugli stipiti. Esiste poi una notevole collezione numismatica ricca di preziose monete greche e romane.
Cratere a colonnette del periodo attico.
Tommaso Aiello