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Tommaso Aiello

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La Real Cantina Borbonica -Dal progetto alla realizzazione:spazi e funzioni -1800-1802 – di Tommaso Aiello

2013-02-17 00:00

Tommaso Aiello

La Real Cantina Borbonica -Dal progetto alla realizzazione:spazi e funzioni -1800-1802 – di Tommaso Aiello

La definizione di “bene culturale” è stata a lungo attribuita quasi esclusivamente alle forme di arte figurativa e architettonica,a quelle,cioè,che ne

La definizione di “bene culturale” è stata a lungo attribuita quasi esclusivamente alle forme di arte figurativa e architettonica,a quelle,cioè,che nel ‘500 furono definite”belle arti”. Le conseguenze di questa mentalità portarono ad occuparsi e salvare solo certe testimonianze del passato facendo perderne altre, talvolta molto preziose;a privatizzare l’oggetto creando attorno ad esso un fenomeno di tipo commerciale e a presentarlo come qualcosa di avulso dal suo contesto originale . Era accaduto così che,isolando il monumento,l’edificio,dalla realtà culturale che lo aveva prodotto,si erano potute compiere le distruzioni e gli sventramenti che sconvolsero il tessuto urbano e sociale di tante nostre città . Questa dimenticanza l’abbiamo ancora notata nel dicembre del 1999 con la pubblicazione del volume”Siti Reale Borbonici in Sicilia”di R.Giuffrida,Miranda,Dispensa e Lo Piccolo che ricordano la “Pianta e progetto di ristrutturazione del Casino Reale”(esisteva in Via P.pe Umberto ancora ai primi dell’Ottocento)dell’architetto Carlo Chenchi,tralasciando,per la mentalità di cui parlavamo,di parlare di un’opera di edilizia rurale,ma di grande valenza architettonica,qual è la Reale Cantina Borbonica .

La Cantina Reale negli anni ’80. Foto Aiello

Noi cercammo invece,col Gruppo Studi e Ricerche,di recuperare il significato più vero di cultura inteso come intervento attivo dell’uomo nella manipolazione dell’ambiente naturale . In questa maniera il concetto di cultura si liberava del senso aristocratico per estendersi a tutto ciò che appariva solo ad un certo punto della storia della società umana,come risultato di un impegno a rinnovare,a migliorare la qualità della vita,come testimonianza di un passato recuperabile nella sua realtà di sistema,a cui tutto,dalla cancellata in ferro battuto o dall’ex-voto al sublime capolavoro,si riferisce e da cui tutto riceve il lume di una interpretazione che si approfondisce e si allarga .

I pilastri a crociera all’interno della Cantina -Foto Aiello 1972

Questa indicazione però non comportava di certo un appiattimento dei valori e del senso della qualità . Così questa nuova visione ci portò ad interessarci della Real Cantina Borbonica,ma non solo di questa,e di sottoporla all’attenzione delle forze politiche perché si facessero promotrici presso gli organi competenti della richiesta dell’esproprio del bene monumentale più interessante del paese . Purtroppo passarono oltre 26 anni prima che si arrivasse all’esproprio e al suo restauro perché il Paese si riappropriasse di questo bene.Detto questo,parliamo ora del complesso Cantina Borbonica,che forse non ha eguali in tutto il sud d’Italia ed è solo paragonabile a similari costruzioni dell’Olanda,della Francia e della Gran Bretagna,dove negli anni precedenti si era verificata una”rivoluzione agraria” che tendeva a modificare la produzione con l’ausilio di nuove tecniche e nuovi mezzi . La Cantina Borbonica fu fatta costruire nel 1800 da Ferdinando III,re di Sicilia(divenuto dopo la restaurazione Ferdinando I Re delle Due Sicilie) e rappresenta una delle opere civili più importanti del nostro paese . Per parlare della Real Cantina Borbonica non si può prescindere dal ricordare un uomo eccezionale:Felice Lioy,che era un profondo conoscitore della vinificazione del territorio che riteneva negativa,nonostante il Di Bartolomeo nel suo manoscritto completato nel 1805,parli di una produzione di ottomila botti di vino bianco amabilissimo ed apprezzato anche dagli alcamesi . Per il Lioy invece le cose stavano ben diversamente,tanto e vero che con le sue nuove teorie fece una sperimentazione a Marineo e a Partinico per arrivare a una vinificazione ottimale,attraverso l’uso di una macchinetta per raspolare(levare i raspi e gli acini)per ottenere un vino meno acido che si poteva conservare meglio e vendere

 

Palazzina-torre e Cantina – Foto Aiello 1974

con più comodo . Sulla spinta di queste nuove teorie,che forse dovette mediare dagli inglesi,non gli fu difficile convincere il sovrano,che acconsentì con dispaccio del 5 luglio del 1800,ad acquistare,per un importo di 3075 Onze,delle terre . Inoltre lo convinse a costruire una”Incantina”per la vinificazione con i nuovi metodi che lui personalmente aveva sperimentato .Così fu affidato all’architetto regio Carlo Chenchi(o Chenchè),pupillo del Vanvitelli,il compito di elaborare un progetto e provvedere alla sua costruzione(anche se non esiste un documento di incarico preciso) . Sappiamo però che il 31 ottobre 1800,il Chenchi si recò a Partinico”per esaminare le opere della strada carrozzabile di Partinico e la perriera per la pietra per servizio dell’Incantina”e che nel mese di aprile del 1802 ricevette la somma di onze 4 e tarì 4,per il saldo di una nota da lui presentata per le visite fatte a Partinico il 10 febbraio e il 17 marzo per la consegna delle opere della Real Cantina(R.Commenda della Magione,Libro di tavola 1800-1802,vol.2159,f.264) . In realtà questo complesso non rapprensentò solo un investimento del re per migliorare le condizioni economiche dei suoi sudditi,ma fu volto anche ad aumentare il suo patrimonio personale;infatti la Cantina rappresentava una vera e propria industria in cui i prodotti agricoli grezzi,sia coltivati nel podere reale,che ivi portati dai produttori della zona,venivano trasformati in prodotti finiti pronti per la commercializzazione,che in alcuni casi avveniva anche all’interno della Cantina. Proprio per questo possiamo affermare che questa sua funzione ne fa un esempio unico nel suo genere e antesignano della moderna commercializzazione . I lavori della costruzione procedettero alacremente fino al 1802 e l’Incantina fu consegnata ultimata nel 1803 . Furono spesi complessivamente 18.000 scudi,somma che,come dice lo storico Stefano Marino(Partinico e dintorni,pag.123-1855)fu ben spesa,se diede lavoro a molta gente . La Real Cantina presenta un corpo di grande impatto visivo con i suoi pilastri e i suoi archi a crociera che danno movimento a tutto l’insieme . Ma ascoltiamo cosa scriveva il Di Bartolomeo nel 1805 nel suo manoscritto(pag.101):”L’arte vi si è impegnata a segno che si è resa tal rarità il primiero augusto monumento del Regno d’attirar eternamente l’ammirazion ancora de’ più curiosi viaggiatori e vieppiù degl’insigni architetti del mondo . Se ne danno in le straniere nazioni,per quel ch’io so,di simili,ma lavorare sul tornio di cotesta ed in egual grandezza e vastità penerei a crederlo . S’istrada ella in tre spaziose braccia e ben proporzionate,larghe,l’uno dei quali,il più rispettabile,sotterraneo,l’altri su la faccia del suolo ad una corrispondente maestosa altezza,seguendo a loro un ben vasto magazzino.

L’interno restaurato della Real Cantina Borbonica- Foto Aiello 2008

Avvi  una comoda scala o salita dalla parte d’oriente,aggiata tanto che rende facile la salita e scesa da’ piccoli giumenti nella vendemmia,carichi de’ soliti vasi di legname,pieni dell’uva onde pestarsi .Evvene una seconda all’opposto e rimpetto a libeccio,più magnifica e spaziosa,per dove si adisce ad una loggia,che guarda a sirocco ossia la mentovata montagna e da codesta si passa poi nelle stanze superiori di suddetta cantina.Le porte,le finestre son elleno lavorate con sodità e galanteria di legname di noce,tinte e piene l’ultime di vetriate,con suoi ferramenta al gusto moderno . Tutto e di dentro e al difuori spira novità e grandezza .”

Ricordate che queste sono le parole di un notaio che ebbe la ventura di vedere il complesso ”Incantina”ultimato da poco . Purtroppo alla metà del secolo iniziò la decadenza,perché i tempi stavano cambiando e un ‘epoca intera era entrata in crisi e il degrado degli uomini e delle cose era arrivato a un punto di non ritorno .

Questo può spiegare il perché Padre Daniele Lo Grasso nel suo “Partenico ed il culto di Maria SS.di Altofonte e del Ponte” edito nel 1935,dedica pochissime righe(pag.397)alla Real Cantina borbonica che forse avrebbe meritato ben altra fortuna,come è stato per la Palazzina Cinese o la splendida Reggia della Ficuzza . Ma torniamo alla descrizione della Cantina ed osserviamo che gli appezzamenti di terreno acquistati e riuniti erano pari a circa 80 salme(con un perimetro di 3007 canne,pari a 6026 metri) che costituivano pertanto il Real Podere che assieme al complesso della “Incantina di vino,liquori ed olii”,con annesso fondaco , bettola e locanda,formava il centro di raccolta e di vendita dei prodotti dell’Azienda Reale . In totale il Real Podere contava nel complesso 227.748 piante,tra cui 33.847 alberi da frutta,6009 alberi infruttiferi,44.725 arboscelli e 143.527 viti,nonché 69 piante medicinali(già sperimentate nell’Orto Botanico di Palermo) . L’ingresso principale si affaccia sulla strada provinciale per San Cipirrello e attraverso un cancello si entra in un vasto cortile che si divide in tre sezioni di complessivi 1350 metri quadrati . Sulla sinistra c’è una stecca di corpi bassi che comprendono una chiesetta(in cui si trova la rappresentazione della Madonna del Ponte),la sagrestia e una serie di stalle e magazzini di circa 310 metri quadrati adibiti un tempo ad alloggi e cucine . Attaccata poi alla Cantina c’era un’altra serie di magazzini di circa 150 metri quadrati . Anche sul lato destro(per chi entra) se ne trovavano altri adibiti negli ultimi tempi a stalle,per un’estensione di circa 277 metri quadrati,ma che agli inizi dovettero funzionare come frantoio.

 

Planimetria della Real Cantina(Ing.M.Fiore)

Al centro dell’immenso cortile troviamo poi una palazzina di mq.185 che riteniamo preesistente ai corpi aggiunti nel 1800 dall’architetto regio Carlo Chenchè . Tale supposizione si basa su due considerazioni . La prima riguarda la posizione della palazzina(B)che risulta simmetricamente posta al centro del cortile,così come lo erano le torri medievali costruite per difesa e avvistamento . L’altra considerazione deriva dal fatto che la struttura della torre fino ai due terzi della sua altezza è completamente diversa dalla parte superiore che dovette essere ricostruita al tempo della costruzione della Cantina.Sulla facciata principale si nota poi una caditoia che è caratteristica delle torri di difesa e non avrebbe avuto senso la sua costruzione per un complesso che aveva solo funzione abitativa e costruita in un periodo in cui non se ne presentava più assolutamente la necessità . Un’ultima notazione di ordine estetico-architettonico riguarda le finestre che riecheggiano

La palazzina-torre – Foto Aiello 1974

 

nell’architrave una forma catalana e cioè di arco a due volute raccordate in una punta centrale e ricordano un portale del Castello di Montalbano Elicona del XIV secolo(vedi G.Lanza Tomasi,Castelli e monasteri siciliani,pag.134) . Per queste considerazioni riteniamo che la palazzina sia preesistente e se non abbiamo elementi probanti per collocarla in età federiciana,nel periodo di  ripopolamento di Partinico voluto da Federico III di Sicilia con diploma dato in Trapani il 20-11-1309,sicuramente è tra le torri più antiche(XV-XVI sec.) . La palazzina è costituita da un piano terra e un primo piano . In ogni piano vi sono tre ambienti di forma quadrangolare di circa 25 mq.ciascuno e uno di forma rettangolare di circa 35 mq. La sua funzione era sicuramente abitativa,non certamente per il Re,ma per chi aveva la responsabilità di custodire il complesso Cantina .

Il complesso Incantina

Accanto alla palazzina-torre,separata da un lungo corridoio di appena due metri di larghezza,troviamo la Cantina,la cui facciata dà nel cortile e presenta tre ingressi di cui uno prima era ostruito dal corpo dei magazzini ricavati chiudendo un passetto sostenuto da tre eleganti colonne . Il corpo di fabbrica della Cantina,che è il centro vitale di tutto il complesso,presenta un impianto a tre navate formate da pilastri ed archi che si collegano tra loro a crociera in un gioco armonioso e una copertura a falde costituita da travi di legno e coppi di argilla rossa . La navata destra e quella di centro furono lasciate libere per l’ammasso e la lavorazione delle uve e la sistemazione degli altri prodotti agricoli che servivano alla vendita .

Sotterraneo con le tine a muro per la conservazione dei vini.
Foto Aiello 2008

Sotto la campata destra della Cantina si trova un sotterraneo(vedi foto sopra) illuminato ed areato da aperture a bocca di lupo con tine a muro per la conservazione dei vini in un ambiente molto più fresco che in superficie e quindi molto più adatto alla conservazione del vino . La navata sinistra invece è stata chiusa,in un secondo tempo,ed è stata utilizzata per la costruzione di tine a muro,ma questa volta non per il vino,ma per la conservzione dei cereali,come si può facilmente evincere dalle bocche di fuoriuscita.

 

Le tine per i cereali(sono un corpo aggiunto)nella navata sinistra – Foto Aiello 2008

Alla fine della navata troviamo un ambiente di circa 66 mq.da usare come “palmento”.Al piano superiore(vi si accede dall’esterno attraverso una rampa addossata al perimetro della cantina e sotto cui sono stati ricavati magazzini)si ha un loggiato coperto con l’accesso alle “tine” sottostanti .

Rampa che porta al loggiato superiore.Foto Aiello 2008

La lunghezza della Cantina è di m.36,50,mentre nel senso della larghezza,la distanza tra i pilastri è di m.8,70 . Purtroppo è da osservare che il contesto paesaggistico in cui si trova inserito tutto il complesso oggi è senz’altro mutato profondamente rispetto a quello originario,infatti si trova ormai inglobato nel tessuto urbano,la

Panoramica del complesso visto dall’alto. Foto Aiello 2008

qualcosa impedisce in parte di poter gustare la bellezza,il fascino e l’importanza di questo straordinartio complesso . Se la costruzione ebbe veramente la funzione di dare impulso all’economia del territorio,oggi che finalmente è stata restituita alla fruizione di tutti,ci chiediamo cosa può rappresentare per la gente,non solo di Partinico,ma di tutto il territorio.  Questo complesso deve aprirsi al pubblico e diventare ancora una volta centro propulsore per la cultura,per il turismo,per l’economia,attraverso una strutturazione che sia moderna e risponda alle esigenze di proiettarsi all’esterno con razionalità,intelligenza e modernità . Dobbiamo trovare la strada per affrancarci dal nostro deleterio provincialismo,dalla incancrenita inefficienza della nostra classe politica regionale,dalla miseria e dalla disoccupazione,che significa anche la possibilità di liberarci per sempre dalle sopraffazioni di una minoranza mafiosa,che come un bubbone mina alla base la nostra società,la nostra gente .

Il simbolo della Real Cantina Borbonica Foto Aiello 2009

Tommaso Aiello

Storico e Studioso di Etnoantropologia

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