La storia del libro s’identifica con quelle del supporto di cui si compone,dei segni che vi sono riprodotti e delle tecniche con le quali l’uno e gli altri sono ottenuti.Corteccia,
legno,foglie furono i primi materiali.Le risorse e le condizioni ambientali ne determinarono spesso la scelta;in Mesopotamia fiorì la terracotta su cui si incidevano caratteri cuneiformi,in Egitto si sviluppò il papiro,in epoca alessandrina si diffuse la pergamena,mentre in Cina era praticata la scrittura con inchiostro sulla seta già in epoca pre-cristiana e quella su carta a partire dal III sec.d.C.Se agli inizi il segno era prodotto con incisioni,successivamente i caratteri vennero dipinti.Il libro,quindi,ben presto diede luogo alla formazione di un’industria per la preparazione dei materiali necessari,ma soprattutto ad una casta,quella degli scribi,che in Egitto era legata direttamente al faraone e godeva di alto prestigio.La scrittura e i suoi supporti rendono possibile la trascrizione di tradizioni orali;queste vengono fissate,re-interpretate,fisicamente consegnate ad un libro che affranca chi lo possiede ed è in grado di leggerlo dai detentori della sapienza trasmessa all’interno della casta o della famiglia.Ogni religione,quando avverte la necessità di fissare i fondamenti del proprio credo,di stabilire regole di condotta tende a definire quali sono i testi sacri,a impiegarli nell’uso liturgico,a considerarli depositi del Verbo,il che è stato vero per Ebraismo,Crsistianesimo ed Islam.Quali sono le forze che portano a mutare un assetto di potere basato sul monopolio delle conoscenze?Due sono le principali:la lotta politica e l’innovazione tecnologica.Un esempio della prima si ebbe nell’antica Roma,quando per fissare im modo preciso le leggi si decise di incidere sulla pietra le Dodici Tavole,ma si affidò il compito a collegi di cittadini,il che segnò la fine del potere sacerdotale a vantaggio di una nuova classe,quella dei magistrati e dei pretori.L’invenzione della stampa a caratteri mobili,ad opera di Gutemberg,sebbene la sua diffusione sia avvenuta piuttosto lentamente,costituisce la tipica innovazione che sovverte non solo gli equilibri di mercato.ma anche quelli socio-politici;il libro stampato contribuì non poco a diffondere il messaggio della Riforma.Negli ultimi 100-150 anni gli sviluppi tecnologici nell’arte della stampa,la produzione di massa e l’istruzione obbligatoria hanno reso il libro un potente mezzo di duffusione culturale,affiancato da altri media come la radio,il cinema e la televisione.Da dove viene,dunque,la minaccia proprio mentre le case editrici moltiplicano i titoli e inondano librerie,chioschi di giornali,reparti di supermercati di volumi dedicati ai più svariati argomenti,dalla letteratura alla saggistica,dallo spionaggio alla fantascienza?Da un’altra invenzione,l’informatica,in grado di permettere a costi molto più bassi la composizione,la revisione editoriale e la distribuzione di un libro senza passare per alcuna fase di materializzazione fisica.Per leggerlo basta richiamarlo dalle viscere di un computer,dopo averlo scaricato attraverso Internet da un qualche sito.Col vantaggio che se il ruolo del maggiordomo in un giallo non ci piace possiamo tentare di modificarlo.Difficilmente rinunceremo,però,al sottile piacere di accarezzare la pagina di un libro e alla libertà di gustarla senza l’intermediazione di apparecchiature spesso dispettose.
Edizione cinquecentina (1520)
Più della metà degli italiani continuano a non leggere libri,eppure grazie alle vendite di milioni di copie di romanzi e perfino di testi di poesie allegate ai giornali,le case degli italiani hanno cambiato il loro arredamento:si sono da tempo affollate di libri.Tanti libri.C’è da augurarsi che questa moda trascini il cittadino italiano alla media dei consumi editoriali di qualsiasi paese europeo.Il libro è conoscenza,viaggio,esplorazione e detto rozzamente è anche un’arma per fare carriera.Sì,una competenza che vale come dei normali studi accademici oppure come la capacità di stare in ufficio un certo numero di ore.D’altra parte un capo azienda come un finanziere,un eccellente avvocato d’affari come un chirurgo di grido devono fare tutti i conti con una dimensione del loro lavoro che non si ferma all’oggi,che guarda avanti,lontanissimo.
Il libro,dal romanzo alla poesia fino al saggio,è un mezzo perfetto per questa esplorazione che poi,una volta assorbita,si traduce in un prezioso metodo di lavoro:avere una visione delle cose di largo respiro,non ristretta al proprio piccolo ambito,e immaginare ciò che viene dopo l’oggi.Perchè soltanto chi guarda avanti ha la capacità di potere essere un leader.In quanto strumento di formazione,il libro è prezioso anche per avere una coscienza civica,per esercitare al meglio i nostri diritti e doveri di cittadini,per non essere abbandonati a decisioni prese in “altre sedi”,dove la nostra voce conta poco.In questo senso il libro è un autentico antidoto:contro l’indifferenza,il cinismo,
Edizione tardo cinquecentina,Venezia 1591
il qualunquismo,la pura retorica delle parole e delle immagini.Il libro è l’autodifesa dalla valanga di flash che tutti i giorni illuminano le nostre esistenze.In un libro interessantissimo,Fuga da Bisanzio, Iosif Brodskij ha scritto:Una società che trascura di leggere,rischia di scivolare a quel livello di eloquio al quale diventa facile preda di un demagogo o di un tiranno.E’ una frase attraverso la quale si potrebbero rileggere intere,drammatiche pagine della storia moderna dell’umanità.Magari collegando l’analisi di Brodskij a una semplice,antica sentenza di Francesco Bacone,che forse dovrebbe essere scolpita in quelle librerie delle nostre case improvvisamente stracolme di meravigliosi volumi di letteratura e di poesia:
Doppia tavola incisa a mano,1725
Doppia pagina interna incisa a mano su lastra di rame e stampata nel 1725 in occasione del
Concilium Romanum.Foto di T.Aiello per gentile concessione della Biblioteca di Partinico.
Ancora oggi dobbiamo pensare al piacere della lettura,perché leggere è come viaggiare,secondando l’Ulisse che è in noi.Una ricerca senza fine che non ha bisogno di approdare a nessuna Itaca.Di solito la sera ci mettiamo a guardare la televisione senza avere un’idea precisa di quali programmi,i vari canali,trasmettono.Ci sono sere,molte,moltissime ormai,in cui,ne siamo coscienti,non c’è nulla che valga la pena di essere visto.Ecco,quella è una serata che possiamo agevolmente dedicare alla lettura.
Tutte le foto sono di Tommaso Aiello realizzate per gentile concessione della Biblioteca Comunale di Partinico.